Il venticinquesimo giorno
dell'ultimo mese dell'anno
ho udito un capo impartire
ai suoi una benedizione
al suono di una canzone
che soltanto cent'anni fa
egli avea scomunicato
e che tanto timore incuteva
a lui ed ai propri seguaci
perché essa univa la gente
in un unica libera Patria.
Una volta che quelle note
risuonarono in quel recinto
ei fuggì veloce e lontano
ed allor per breve tempo
il gran vessillo sventolò.
I nuovi capi insegnarono
al libero popol le cose
che ogni popol deve sapere.
E non le personali vicende
di oscuri appartenenti
ad altrettanto oscuri
popoli ladri e predoni
privi delle elementari
nozioni che fanno l'uomo
più conscio di propria virtù
e che nulla fecer per fare
il mondo più libero e grande.
Anzi, contribuirono
a mantenerlo nel buio
e pretendevano inoltre
di essere loro i soli
ai quali Dio parlava
e di essere da lui prediletti
cosicché il Signore fosse
come l'uomo imparziale.
Il nuovo governo insegnò
tutte le cose che invece
pria si tenevan nascoste
al popol umile e buono.
E cioè gli antichi fatti
delle nazioni faro
dell'umano sapere
quel che i filosofi disser
e i dottori, i matematici
color che coi propri studi
reser possibile tutto
il moderno progresso.
Aiutato dallo straniero
interessato a mantenere
l'ipocrita status quo
il vecchio capo tornò.
Ma poi si mise d'accordo
coi finti ricchi patrioti
a danno di quelli veri
e tutto tornò come prima
anzi, peggio di prima.
Le note del santo inno
più non gli fecer paura
ma del popolo gran parte
non capì la vile manovra
e ancora oggi accorre
sotto le finestre sue.
Ma il seme fu gettato
e senz'altro spunterà.
Noi speriamo che in futuro
tutto il popol capirà.

A più di trentasei anni dalla sua scomparsa, d’intesa con la famiglia, abbiamo deciso di pubblicare tutte le poesie ed alcuni brevi appunti di Fausto Galimberti. Molti anni sono passati, ma forse  il tempo ci ha restituito un poeta.

Associazione culturale Brianze